Descrizione
L’emofilia è un disordine emorragico ereditario causato da mutazioni nel gene del fattore VIII o IX. Il paziente con ridotti livelli di queste proteine è pertanto esposto ad un maggior rischio di emorragie rispetto alla norma.
Si parla di emofilia A quando il fattore carente è il fattore VIII, emofilia B quando il fattore carente è il IX. La malattia è trasmessa senza differenze geografiche e di popolazione come carattere recessivo legato al sesso perché codificati da geni presenti sul cromosoma X. Per tale ragione l’emofilia si manifesta generalmente quasi esclusivamente in soggetti di sesso maschile.
La madre risulta portatrice del gene mutato; ma nel 30% dei casi la mutazione insorge “de novo” in pazienti senza storia familiare di emofilia (casi di emofilia sporadica).L’incidenza dell’emofilia A è pari a 1 caso su 5.000 nati di sesso maschile e quella dell’emofilia B è pari a 1 caso su 30.000.
Tipologie
Manifestazioni cliniche e storia naturale
Le emofilie A e B sono indistinguibili dal punto di vista clinico. La gravità dei sintomi emorragici è correlata al grado di carenza di FVIII/FIX. I livelli plasmatici di FVIII/FIX sono simili in tutti i maschi affetti di una stessa famiglia poiché tali valori sono determinati dal tipo di mutazione genetica ereditata. La malattia va sospettata quando il paziente presenta epistassi in età infantile, in caso di emorragie insorte senza causa apparente, di sanguinamenti eccessivi in conseguenza di traumi o interventi chirurgici. Una anamnesi familiare positiva per eventi emorragici si riscontra in 2/3 dei casi. Le manifestazioni emorragiche più frequenti sono: emartri nel 70-80% dei casi (le sedi più colpite sono ginocchio, il gomito e la caviglia); ematomi muscolari 10-20% dei casi; altre emorragie maggiori 5-10% dei casi; emorragie SNC < 5% dei casi La gravità dei sintomi emorragici è correlata al grado di carenza di FVIII/FIX e in generale tali valori sono determinati dal tipo di mutazione genetica ereditata.
Sintomi
Livelli di gravità
La gravità dei sintomi emorragici è correlata al grado di carenza di FVIII/FIX e in generale tali valori sono determinati dal tipo di mutazione genetica ereditata. In relazione ai livelli plasmatici residui di FVIII/FIX vengono individuate tre diverse forme di emofilia: forma lieve (FVIII/FIX fra 6 e 40%), forme moderata FVIII/FIX (fra 1 e 5%) e forma grave (FVIII/FIX < 1%).
Gli emofilici lievi solitamente presentano complicanze emorragiche solo a seguito di traumi maggiori o interventi chirurgici, mentre gli emofilici gravi possono presentare anche sanguinamenti spontanei o in conseguenza di traumi minori arrivando a raggiungere una media di 20-30 emorragie all’anno. Gli emofilici moderati presentano quadri di intermedia gravità tra i due estremi di cui sopra. A parità di gravità è di solito evidente un fenotipo emorragico meno severo nei pazienti affetti da Emofilia B rispetto a quanto si osserva in quelli affetti da Emofilia A. In assenza di traumi la frequenza di sanguinamento è molto scarsa durante il primo anno di vita. I primi emartri usualmente si manifestano quando il bambino inizia a gattonare (ginocchia) o camminare (caviglie).
Complicanze
Le complicanze tipiche dell’emofilia sono: complicanze immunologiche (la comparsa di inibitori), complicanze muscolo-scheletriche (contratture, formazione di pseudotumor, fratture, artropatia emofilica cronica) e infezioni trasfusioni-relate (HIV, HCV, HBV, HAV, Parvovirus, prioni, ecc.). Oggi che lo spettro delle infezioni sembra un ricordo del passato e che la terapia ci permette di tenere sotto controllo le emorragie e di prevenire l’insorgenza delle complicanze muscolo scheletriche, il problema in assoluto più temuto da medici e dai pazienti è l’insorgenza dell’inibitore anti fattore VIII che rende parzialmente o completamente inefficace il trattamento sostitutivo.
Complicanze muscolo-scheletriche
L’emartro si manifesta tipicamente con dolore, gonfiore, calore e limitazione funzionale dell’articolazione colpita. Tipico è l’atteggiamento assunto dal paziente che tiene piegata l’articolazione dolorosa (flessione antalgica).
Il continuo ripetersi di emorragie a carico di una stessa articolazione provoca in una prima fase una infiammazione cronica (flogosi) con ispessimento della parete sinoviale ed un rigonfiamento dell’articolazione (ipertrofia villosa del panno sinoviale) che è essa stessa causa di nuovi episodi emorragici, con una progressiva degenerazione delle articolazioni e sviluppo di una vera e propria artropatia cronica emofilica. Tale patologia è caratterizzata da dolore cronico e progressiva limitazione dell’escursione articolare fino a raggiungere l’anchilosi completa che produce grave disabilità permanente.
Gli ematomi muscolari in genere si presentano come tumefazioni dure del muscolo colpito. Sede tipica è rappresentata dal gluteo (nei bimbi piccoli) e dal muscolo ileopsoas. Talora gli ematomi muscolari possono causare gravi sindromi compartimentali con compressione di strutture vitali quali nervi (paralisi), vasi (ischemia) o vie aeree (asfissia).
Un’altra complicanza grave ma molto rara è lo pseudotumor che si presenta come una formazione cistica/emorragica capsulata espansiva e deostruente. Si individuano due tipi di pseudotumor:
Pseudotumor periferici, più facilmente diagnosticabili e solitamente localizzati alle dita ove è facilmente individuabile l’azione deformante della lesione;
Pseudotumor intra-addominali che di solito rimangono silenti a lungo perché provocano una sintomatologia alquanto aspecifica caratterizzata da disagio generalizzato e che però possono causare dislocamento degli organi e apparati addominali ed erosione ossea.
Inibitori
Ad oggi lo sviluppo di inibitori contro il FVIII costituisce la più seria complicanza della terapia dell’emofilia. La loro presenza rende parzialmente o del tutto inefficace la somministrazione dei concentrati di FVIII che rappresentano il cardine per la cura degli eventi emorragici. In presenza di inibitori inoltre è impossibile l’esecuzione della profilassi e sussiste quindi un rischio aumentato di emorragie gravi.
L’incidenza cumulativa dello sviluppo di inibitori è stimata attorno al 33% per l’Emofilia A e 7.5% per l’Emofilia B. Da una recente revisione della letteratura risulta che nei pazienti mai trattati (PUPs) l’età mediana allo sviluppo di inibitore è compresa fra 1.5 e 3.3 anni, che la mediana dei giorni esposizione (ED) allo sviluppo di inibitore risulta compresa tra 9 e 36, con un rischio comunque elevato fino ai 50 ED. L’insorgenza di inibitori dopo le 200 ED è invece un evento raro seppure possibile.
Gli inibitori sono alloanticorpi di classe IgG, policlonali, ad alta affinità e dotati di attività inibitoria diretta contro il FVIII. Il metodo di laboratorio utile alla titolazione degli inibitori è il test di Bethesda, già noto dal 1975 e modificato nel 1995 per aumentarne la specificità. Tale metodica è nota come test di Bethesda modificato secondo Nijmegen. Il titolo di inibitore si esprime in Unità Bethesda/ml (UB/ml).
In generale si distinguono inibitori a basso titolo ed inibitori ad alto titolo. Nel primo caso (inibitore “low response”) il titolo anticorpale permane sempre al di sotto di 5UB/ml anche in seguito a nuove esposizioni all’antigene; nel secondo caso (inibitore “high response”) il titolo di inibitore supera o ha superato almeno una volta tale valore. Si stima che gli inibitori “high response” rappresentino circa il 50% di tutti gli inibitori.
In relazione al titolo dell’inibitore, i pazienti saranno distinti in: “High responders” (con picco storico massimo di inibitore > 5UB/ml) e “Low responders” (con picco storico massimo sempre al di sotto delle 5UB/ml). Una condizione peculiare è rappresentata da quei casi in cui l’inibitore, per lo più a basso titolo, scompare spontaneamente dopo brevi periodi di tempo. Tali inibitori sono spesso di scarso significato clinico.[1]
Riferimenti bibliografici
- www.aiceonline.org
- Raccomandazioni-EAA-2020 AICE-SISET- edizione settembre 2020.
- Baudo F. et al: Management of bleeding in acquired hemophilia A: results from the European Acquired Haemophilia (EACH2) Registry BLOOD, 5 JULY 2012 _ VOLUME 120, NUMBER 1